LA STORIA
DEL PREMIO

Il 4 aprile 1956, in una lettera a Goffredo Parise in cui rimprovera allo scrittore vicentino di aver smarrito, nel suo ultimo racconto Il fidanzamento, l’esuberanza poetica della sua opera prima Il ragazzo morto e le comete, Neri Pozza scrive: «Non ti dolere di questo parere negativo, io sono un vecchio provinciale con idee estremamente chiare anche se sbagliate (per te). Saranno idee d’arte e di poesia che fanno pochi soldi, ma sono le sole capaci di sedurmi e interessarmi. Il resto, per me, è buio e vanità».

 

La fede ostinata nel carattere d’arte e di poesia del lavoro editoriale attraversa da cima a fondo l’attività di Neri Pozza, dalla scoperta, nel 1951, del talento letterario di un giovanissimo Goffredo Parise sino alla collaborazione con i maggiori scrittori del dopoguerra, come Dino Buzzati, Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale e Massimo Bontempelli.

 

Nell’anno in cui cade il centenario della nascita di Neri Pozza, la casa editrice che reca il suo nome indice un Premio Nazionale di Letteratura innanzi tutto per riportare al centro del lavoro editoriale questa fede del suo fondatore. Il Premio muove, infatti, dal presupposto che siano ancora possibili, in letteratura, «idee d’arte e di poesia» o, in altri termini, che possa ancora darsi qualcosa come la letteratura.

 

«Ogni epoca si sente disperatamente moderna», ha scritto Walter Benjamin. Ogni epoca, infatti, si percepisce sull’orlo di un abisso in cui poesia, arte e letteratura possono precipitare. Questo sentimento «moderno» oggi si traduce nell’affermazione della fine della distinzione tra narrativa e letteratura, nel trionfo della «narratività» in cui tutto appare lecito in nome della fiction: l’ambizione letteraria, ma anche le opere delle star televisive, le testimonianze di vita vera, i gialli di mero intrattenimento. Intrattenimento e letteratura sono, anzi, considerate due semplici forme, di pari dignità, della fiction, del diletto e della distrazione che la narrativa produce.

 

In realtà, le cose non stanno così. La letteratura non è semplicemente ascrivibile alla narrativa, non è un fenomeno della fiction. La letteratura è una forma di pensiero in cui si traduce lo spirito del tempo, il senso di un’epoca. Vi è un compito conoscitivo proprio della narrativa che si fa letteratura. Delitto e castigo annuncia l’avvento del nichilismo molto meglio e prima di migliaia di saggi. Il processo e Il castello narrano del totalitarismo molto meglio e prima di migliaia di dotti scritti di filosofia.

 

Ogni epoca ha la sua letteratura, le sue idee d’arte e di poesia. Basta coglierle. Basta coltivare, come Neri Pozza, una fede ostinata nella loro espressione.

 

Il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza intende agire propriamente in questa direzione: scoprire i germi della letteratura, dell’arte e della poesia nel tempo presente. Per questo il Premio non concede di concorrere al suo conseguimento gialli, memoir, opere fantasy ecc. o, in altri termini, opere in cui l’intrattenimento narrativo ignori il compito conoscitivo proprio della letteratura. Il che naturalmente non significa che l’intrattenimento non debba avere il suo giusto posto nella produzione editoriale. La narrativa di intrattenimento riceve, anzi, il suo alto riconoscimento proprio quando è palese il confine che la separa dalla letteratura.

 

Come Neri Pozza pubblicò senza esitare il manoscritto inedito di un Parise ventenne, così il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza premierà, senza esitare, soltanto opere inedite. Il compito di un Premio letterario non è, infatti, promuovere ulteriormente, come sovente accade, opere già baciate dalla fortuna nel mercato editoriale, ma segnalare inediti meritevoli di essere letti e recensiti una volta pubblicati.

 

Basato sul modello dei Premi letterari spagnoli, quasi tutti indetti dalla case editrici, il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza ha un ultimo rilevante scopo: restituire dignità allo scouting editoriale, all’attività di selezione e valutazione dei talenti da parte delle case editrici. Un’attività oggi minacciata su più fronti, in nome di una presunta libertà espressiva che rasenta spesso l’elogio del dilettantismo.

Nel 1950 è Neri Pozza che indica a Buzzati, l’autore del Deserto dei Tartari, la via per «un libro serio, vivo, necessario alla sua storia di scrittore».

È Neri Pozza che, contro il parere dei critici che lo consideravano oscuro, pubblica Gadda e il suo Primo libro delle Favole, un titolo non compreso o addirittura sbeffeggiato quando apparve.

È Neri Pozza che stampa coraggiosamente l’esordio in prosa di Montale, la Farfalla di Dinard.

È l’editore vicentino, infine, che non esita, in nome della chiarezza dell’arte e della poesia, a indicare «orrori» ed «errori» a Goffredo Parise, diventando, come ha scritto Silvio Perrella, oltre che il suo editore anche «il suo primo critico».

Senza lo scouting e la mediazione del lavoro editoriale, molte gloriose pagine della letteratura non sarebbero mai state scritte.

 

Giuseppe Russo
Direttore editoriale
Neri Pozza

 

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